La teoria dell'attaccamento: l'equilibrio tra presenza e assenza

Come recita la citazione, l’𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 della prima infanzia avrà un impatto su 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 i 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 che avremo nel corso della nostra vita. Ciò significa che il tipo di 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 sperimentato influenzerà molto l’immagine che avremo di 𝗻𝗼𝗶, degli 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 e di 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶 𝗶𝗻 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶.

Ma cosa si intende con 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼? Ideata da Bowlby tra gli anni ’50 e ’60 essa fa riferimento ad un tipo di 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 che consente di 𝗼𝘁𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 o 𝗺𝗮𝗻𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘃𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮, 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 e 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 da una persona reputata 𝗶𝗱𝗼𝗻𝗲𝗮, definita proprio come 𝗳𝗶𝗴𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼. Questo accade nelle situazioni in cui il soggetto sente di essere in 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 o 𝗺𝗶𝗻𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 da 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗻𝗲.

Più in generale, la teoria dell’attaccamento riguarda il 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗺𝗲 che si arriva a generare tra il 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼 e il 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗴𝗶𝘃𝗲𝗿 (es. il genitore) nel corso del 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗮𝗻𝗻𝗼 di vita del piccolo.

Possiamo parlare dell’attaccamento in termini di 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲, questo perché esso si gioca secondo 𝗱𝘂𝗲 𝗺𝗼𝘃𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶: di (1) 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗯𝗮𝘀𝗲 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗮 (caregiver) per l’𝗲𝘀𝗽𝗹𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 dell’𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 e (2) di 𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗯𝗮𝘀𝗲 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗮 nei momenti critici.

Per questo, la figura di attaccamento dovrebbe dimostrarsi sufficientemente 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 e 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗶𝘃𝗮 ai segnali di aiuto del bambino, in modo da 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗶𝗿𝗴𝗹𝗶 tempestivamente le 𝗰𝘂𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗲.

I diversi “𝘁𝗶𝗽𝗶” di legame caregiver-bambino vengono definiti come 𝘀𝘁𝗶𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼.

Per conoscerli, 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗶 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗼𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼 per il prossimo post!